L’esperienza
diretta del ciclismo è per molti un ricordo infantile. Il ciclismo che tutti
conoscono e quello di cui si parla è quello visto in televisione.
Questo
ciclismo ha avuto inizio nel dopoguerra, con le sintesi filmate di Chiaradia e
il commento di Adriano Dezan sulla ripresa in diretta del vialone di arrivo.
All’inizio
degli anni ’80, con l’avvento delle riprese in movimento, l’operatore RAI
lavorava ancorato al sedile dell’elicottero e con la telecamera appoggiata alla
spalla. L’elicottero ospitava le apparecchiature per la ricezione dei segnali
delle due moto che seguivano la corsa. La copertura era di circa 30 Km. Nel
1982 l’aereomobile ospitò l’Elivision, una sorta di forcella per appoggiare e
bilanciare la telecamera.
Con
il Giro d’Italia dell’84 (il primo di cui ho fatto la regia) venne introdotto
un secondo elicottero con funzione di ponte per i tre segnali di ripresa, due
su moto e il terzo aereo. Per i Mondiali dell’85 nel Veneto, potemmo contare su
due elicotteri ponte: il secondo riceveva la terza moto. Alla fine del decennio
comparve la Wescam, una telecamera stabilizzata che venne presto montata su
elicotteri carenati a biturbina. Successivamente, negli anni ’90, la copertura
arriva oltre i 60 Km dall’arrivo.
La
semiologia elementare del ciclismo si appoggia sul sistema di ripresa in
movimento, che offre immagini “naturalmente” belle, immerse nel paesaggio e
nelle situazioni metereologiche. Le moto seguono la corsa all’interno del
gruppo, accanto ai ciclisti, individuandoli uno ad uno; l’elicottero evidenzia
le posizioni dei gruppi, dei fuggitivi e degli inseguitori. Sono immagini
semplici da gestire, legate a poche regole da rispettare, se si vuole
conseguire chiarezza giornalistica ed eleganza di scrittura.
Le
riprese all’arrivo giocano sui lungofocali e chiariscono la volata con le
inquadrature dall’elicottero. Microcamere sulle biciclette e dentro le
ammiraglie portano sempre di più lo spettatore dentro la corsa: un progressivo
trasferimento di microfoni e telecamere sui protagonisti diretti dell’evento
sportivo.
Giancarlo Tomassetti
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