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PRIMA PARTE | |
In parole povere,
per seguire tutte le partite della propria squadra bisogna stipulare
non solo doppio contratto, ma avere due decoder: solo dal luglio
del prossimo anno infatti, sarà per legge messo sui mercato un decidificatore
compatibile con tutti i sistemi. Per chi si vuole fare i conti, nell’apposito
box troverà tutte le indicazioni utili; per chi se li è già fatti... …7 domande all’altra faccia della mela Il calcio dunque, ha riaperto la propria stagione, anche se di fatto non l’ha mai chiusa, con tutti gli spareggi, i tornei, i turni preliminari che hanno riempito anche luglio e agosto. In mezzo, c’è stato come al solito il calcio parlato. Il mercato, i rinforzi, le cessioni e le polemiche. Tutto già sentito, eppure sempre piacevole a ripetersi e rassicurante. Del resto, sul calcio s’è già detto tutto, compreso quello visto in tv. Eppure, un punto di vista inedito c’è, forse anche interessante, per il lettore di sicuro concreto. È il punto di vista di chi la partita la fa anche se non la gioca: i registi televisivi sportivi. Abbiamo rivolto sette domande a Giancarlo Tomassetti, Danilo Zanon e Popi Bonnici, rispettivamente registi Rai, Tele+ e Fininvest, personaggi diversi non solo per azienda di appartenenza ma anche per approccio filosofico e culturale al problema delle trasmissioni sportive e non. Con loro è stata realizzata una singolare tavola rotonda effettuata via Internet dalla cui lettura emerge uno spaccato variegato e interessante sul calcio e sullo sport, visti da una angolatura decisamente originale. Ecco le domande che gli abbiamo rivolto:Si può sicuramente iniziare con una domanda di rito ma obbligata. Esiste una distinzione che tradizionalmente vede in opposizione il punto di vista del servizio pubblico e quello del network privato: informazione contro spettacolo. E' ancora valida secondo voi questa distinzione? Quale pensate sia il modello di ripresa ideale per il calcio? Tomassetti: La distinzione non è valida in assoluto. È valida relativamente alla richiesta che viene fatta al regista, sia esso del servizio pubblico, sia del network privato. Lavoro per una testata giornalistica che richiede un prodotto giornalistico. Probabilmente altri network richiedono ai propri registi una partita più “spettacolarizzata”. Cosa significhi “spettacolarizzare” una partita è tutt’altro discorso e qui intervengono le opinioni personali dei registi. La mia partita ideale rinuncia volentieri a qualche replay e qualche PPP (Primissimo Piano, n.d.r.) per non perdere l’azione di gioco e rivedere la palla al centro del campo dopo il gol. Ma reclamo fermamente (e spesso senza esito) il replay del dettaglio del piede che colpisce il giocatore e non la palla, perché chiarisce il fallo. È sempre una questione di informazione... Zanon: Sì, esiste una distinzione tra servizio pubblico e privato il servizio pubblico deve indubbiamente fornire un prodotto basato sull’informazione, in quanto servizio pubblico accessibile a tutti gli utenti italiani. La paytv in particolare, deve fornire più spettacolo oltre che all’informazione, in quanto è un prodotto a pagamento che raccoglie un tipo di utenza diverso dalla televisione pubblica, l’utente che paga la tv, esige un prodotto che contenga valore aggiunto, quindi la pay è obbligata ad offrire oltre all’informazione, lo spettacolo. Bonnici:
Credo che il concetto di servizio pubblico debba essere affrontato
sotto aspetti molto differenti, e nello specifico riguardo all’attività
sociale e culturale che il servizio pubblico dovrebbe affermare,
e non certo il modello di ripresa, che a mio parere non risente di
concetti diversi dal racconto di un buon cronista. Non ci si deve
dimenticare che un evento sportivo riveste al suo interno caratteristiche
d’interesse e commerciali differenti, sia per bacino d’utenza, sia
per ritorni commerciali. È quindi giusto affermare che semmai l’attività
del servizio pubblico si deve esprimere soprattutto nel creare visibilità
nei confronti di quelle discipline sportive maggiormente penalizzate
da uno scarso interesse commerciale. Il modello che garantisce la
fruizione del gioco del calcio nella sua interezza, senza dimenticare
nei tempi morti la capacità di ammirarne i dettagli. Nell’insieme
del gioco bisogna tenere conto delle limitazioni imposte dal mezzo
televisivo, pensate soltanto alla capacità dell’occhio umano di vedere
un angolo di ben 120 gradi, mantenendo l’oggetto alla stessa distanza,
bene la telecamera ci riduce questa visibilità a circa 55/5 6 gradi,
ben meno della metà. Immaginatevi di guardare allo stadio la partita
con un occhio solo e con un paraocchi davanti. Allora capirete veramente
quali siano i limiti oggi della tecnologia. Passerete in un attimo
dalla vista stereoscopica, a quella monoscopica e limitante delle
telecamere. La ripresa di un evento in diretta, apparentemente lo ripropone
così com’è; questa è però pura illusione, perché inevitabilmente le
modalità di una ripresa variano da regista a regista, e quindi anche
i punti di vista. Si può parlare di costruzione di un evento attraverso una sceneggiatura non scritta e in tempo reale? In che misura modifica la Realtà? Quali sono gli strumenti, i mezzi con cui è possibile operare tali correzioni? Tomassetti: Non sono un filosofo e prendo una scorciatoia (ma quante cose mi vengono
in mente!) Molto semplicemente: esiste la partita su1 campo e quella
in diretta tv. Sono due realtà diverse e diversamente percepite:
cosa accomuna l’una all’altra? Zanon: La ripresa in diretta di un evento sportivo, cambia da regista a regista in quanto non esiste una sceneggiatura, perché non ci sono prove per una sfida sportiva. La ripresa diventa molto soggettiva nel momento in cui il regista deve interpretare l’evento e quindi fare la sceneggiatura in tempo reale e deve intuire cosa potrebbe accadere. Quando accade qualche cosa durante un evento, il tempo di reazione di tutto e di tutti è medesimo e molto breve, quindi si deve creare l’opportunità di far vivere tutte le emozioni agli utenti che sono seduti in poltrona. Il regista deve essere bravo a riproporre in brevi tempi, situazioni ed emozioni in leggera differita, creando così quell’illusione (non percepita dall’utente) che permette di vivere tutto lo spettacolo per riuscire a realizzare tutto questo, il regista deve essere ben preparato, conoscere e sfruttare le tecnologie che permettono di poter far si che si possa realizzare il prodotto richiesto. Oggi sul mercato si trovano più aziende che producono tecnologia avanzata e permettono a noi registi di poter aumentare le creatività e la spettacolarità. Bonnici:
Tutta la Storia è una grande illusione, o forse voi credete di conoscere
la verità per come vi è raccontata? Pensate solo che in un’epoca in
cui esiste la CNN, Internet e il mondo sembra così globale, e tutto
sembra così vero, la disinformazione regna totale. Altro che Guerra
del Golfo, con nessun problema, parte della realtà la stiamo scoprendo
solo adesso, e voi pensate che un regista televisivo, un giornalista
della carta stampata o altro possa assicurarvi la realtà? Assolutamente
no, in quanto necessariamente vi proporrà la Sua Realtà, vista attraverso
i suoi occhi, con i suoi stati d’animo che saranno forse simili ai
vostri ma con percezioni diverse, e pertanto virtuali. Ma forse questa
è più filosofia che tecnica,e se di tecnica si vuole parlare, vi dirò
che grazie all’uso di tecnologie digitali su memorie a stato solido
si possono realizzare traslazioni temporali, che consentono di mostrare
ciò che è accaduto alcuni istanti prima senza nessuna difficoltà,
realizzando così una manipolazione temporale. Quindi che rapporto pensate ci debba essere tra Realtà e Verosimiglianza? In altre parole, credete che sia lecito agire nella creazione di un senso comunque non opposto a quello dell’evento, modificandone però la narrazione? Tomassetti:
Continuo il discorso precedente per rispondere a questa domanda. La
partita sul campo e la partita televisiva sono due realtà diverse
tra le quali è evidente uno strettissimo rapporto: è la partita reale
che guida la ripresa e “detta” i modi della verosimiglianza televisiva.
È la realtà che impone i modi della rappresentazione. Non si dà totale
o campo stretto o dettaglio, non si danno stacchi tra le camere che
siano dettati dal virtuosismo tecnico piuttosto che dalle caratteristiche
dell’azione di gioco. Il linguaggio di ripresa è il risultato dell’interpretazione
della realtà. Si può quindi discutere solo sull’interpretazione dell’azione
e so che le interpretazioni possono essere diverse. Il contrasto
sul centrocampista inquadrato in campo stretto dalla camera bassa
a favore, può essere considerato più o meno importante del totale
che mostra il posizionamento in area. Ma non c’è dubbio che è l’azione
ritenuta più importante che impone l’inquadratura e non il contrario.
Qualche volta invece ci si trova di fronte a strutture linguistiche
preordinate: si stacca sul centrocampista che porta palla perché
è a favore di camera, ignorando il posizionamento della squadra e
il tentativo di smarcarsi, come se il totale fosse meno bello. È stucchevole
che alla fine di un’azione debba sempre seguire il PPP del protagonista
anche se l’inquadratura lo vede di nuca. Dopo il gol si debbono per
forza sparare cinque o sei replay, anche se il gioco è ricominciato.
Io sono invece del parere che, se i giocatori fanno melma, si debba
rappresentare la melma, senza cercare (non si sa come) di renderla
un’azione travolgente in virtù di una ripresa mozzafiato. Il regista
ci mostri la sua bravura interpretando correttamente il gioco e non
esibendo la propria abilità nella frequenza degli stacchi! Zanon:
Dal mio punto di vista è lecito modificare la realtà per portarla
alla verosomiglianza, ma non oltre. La verosomiglianza, non vuol dire
modificare la narrazione, ma solo compattare più sensazioni al quale
l’utente finale non potrebbe accedere. Si parla sempre di ciò che si
vede. Per quello che si sente c’è scarsa attenzione, e comunque dedicata
solamente ai commentatori e telecronisti. Che importanza ha la ripresa audio? Si può far a meno della telecronaca? Tomassetti: L’immagine è audiovisiva e viene percepita come audiovisiva. Solo la nostra (italiana) ignoranza alla percezione ci fa sopportare partite così male realizzate. Gli effetti sonori aumentano il realismo delle immagini. Ma veniamo da una cultura (anche cinematografica; si pensi al doppiaggio), un sistema di produzione disattento e al risparmio, regole e divieti per il posizionamento dei microfoni, modalità di telecronaca, che ostacolano duramente il miglioramento degli standard di ripresa audio della partita. A conforto dei nostri colleghi più giovani, debbo dire che quindici anni fa la situazione era molto peggiore di quella attuale. Non dimentichiamo che le prime immagini televisive riuscivano a malapena a “fumettare” una radiocronaca. Ma anche durante la preparazione del nostro Mondiale, si sentivano dire sciocchezze del tipo “sentirete la partita come se foste allo stadio”. Cosa si sente allo stadio? Non vi meravigli allora che spesso ancora oggi sia così difficile dare a ciascuna inquadratura il proprio campo sonoro e che i giocatori vengano spesso percepiti come pesci in un acquario, senza che nessuno se ne stupisca Si può fare a meno della telecronaca? No, a mio parere, per gran parte degli spettatori. Una partita senza commento sarebbe una pura cronaca visiva dei fatti. Il commento dà invece senso alle immagini, il cui significato sarebbe riduttivo per gran parte degli spettatori. La mancanza del commento va a detrimento delle immagini, allo stesso modo che un commento che prescindesse dalle immagini annasperebbe nel vuoto e sarebbe una cattiva prestazione professionale. Zanon: La ripresa audio dal mio punto di vista, è importantissima. il progetto da me presentato per le riprese degli eventi sportivi (in particolare il calcio) è basato sulla sonorità delle immagini. Tutte le immagini proposte devono essere tassativamente colorate con l’audio vero di quella scena. Una bella immagine senza audio non può offrire l’emozione che crea la stessa immagine colorata con un audio vero e attivo. La telecronaca è indispensabile se interattiva con la regia, perché permette di evidenziare momenti, fatti o personaggi dell’evento in corso. Se la telecronaca non è interattiva il risultato è quello di un bel film dei fratelli Lumiere da una parte e di una bella radiocronaca dall’altra e il risultato.., uno schifo per chi è seduto in poltrona. Bonnici:
Domanda difficile, o meglio sarebbe dire: è sufficiente vedere una
partita, o bisogna anche ascoltarla? Forse la risposta se la danno
tutti coloro che urlano e insultano il cronista, ognuno dei quali
lo ritiene, spesso a torto, tifoso dell’una o dell’altra squadra.
Certo è che la partita che realizza il regista, nel bene o nel male,
è vista da milioni di persone attraverso le televisioni dei vari
paesi che ne trasmettono le immagini. È pertanto logico aspettarsi
che vi siano vari commentatori, ma un unica immagine, che è quindi
raccontata in maniera molto diversa in voce. Per quanto invece riguarda
la qualità del suono, temo che il nostro pubblico abbia, per così
dire, la bocca troppo buona. Solo in rare occasioni ho avuto il piacere
di vivere la qualità della ripresa audio. Nell’incontrarmi con i
responsabili della Stream la scorsa primavera, li ho invitati a fornire
al pubblico un canale su cui potessero ascoltare soltanto i suoni
della partita. Sono felice che questo si sia concretizzato. Questo
dovrebbe farvi capire quanto io ritenga fondamentale una buona ripresa
audio. Segue |
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Giancarlo TOMASSETTI |