MARMELLATA FUTBOL

DI MASSIMILIANO MAZZON
SECONDA PARTE


Il rapporto tra immagini e commento è forse l'argomento più delicato affrontato dai nostri intervistati che, ovviamente, rispondono dal loro punto di vista preferenziale (sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i telecronisti o, per dirla con Tomassetti, i commentatori!). Ma dalle risposte date dagli interessati si intuisce anche l'importanza dello staff e, a! contempo, la situazione paradossale dal punto di vista organizzativo per chi deve "mettere in piedi" una squadra per le riprese televisive. Emerge infine un ruolo delle nuove tecnologie forse un po' differente da quello che ci saremmo aspettati e che sottolinea l'illusione del telespettatore registra in poltrona relegandola, almeno parzialmente, al... mondo dei sogni.
Ecco, in sintesi, gli argomenti su cui si confrontano tre rinomati registri televisivi sportivi.

Immagini e commento: Che vuol dire telecronaca?

Tomassetti: E' mia opinione che la telecronaca, ovvero la cronaca televisiva della partita, sia del regista. Il telecronista (che si chiama commentatore in tutta l'Europa e solo in mezza Italia) è chiamato al commento, ruolo peraltro giornalisticamente più importante. Per fare una verifica, basta prendere in esame una telecronaca senza guardare il televisore: si avrà netta la sensazione che il telecronista sta riferendosi e commentando delle immagini. Peraltro, se si esclude il commento, si avrà la chiarezza dello svolgimento del gioco; quindi della cronaca, ma priva - per molti telespettatori - delle sue specifiche e dei suoi perché. Per quanto mi riguarda, il migliore risultato si ha nel "commento delle immagini". L'afasia tra immagine e parola svilisce sia il commento (perché non legato alle circostanze), sia l'immagine, che viene privata di molti suoi significati. Cronaca per immagini, puntuale e precisa, e commento legato ai fatti esposti. Questo esalta l'evento televisivo!

Zanon: La telecronaca vuol dire interattività, simbiosi tra il cronista e il regista.

Bonnici: Sinteticamente il commento del telecronista è il racconto verbale con il trasferimento delle sensazioni, delle informazioni e del!e conoscenze del Telecronista allo spettatore, principalmente di quello che è proposto con le immagini. Inoltre comprende tutto ciò che le immagini non possono mostrare, per impossibilità o per mancanza del mezzo stesso. La Telecronaca in realtà è l'oggetto principale del servizio svolto dal Regista, e per spiegarvi questo vi rimando ad un appunto che troverete inserito. Il giornalismo non trova affermazione solo nella parola, sia essa scritta sui giornali o espressa in suoni, ma anche nelle immagini propostaci dalla Televisione. Bisogna quindi sottolineare che la Televisione possiede un vero e proprio linguaggio, al contrario di quanti possano pensare in maniera diversa, in pratica di chi pensa al Video come specchio della realtà. La Televisione comunica utilizzando un SUO linguaggio che media tra quello che vede e quello che mostra, perciò possiamo affermare che è in grado di "Ricreare una Realtà". "Possiede pertanto una sua capacità di scelta e d'interpretazione." Cosi come il suono, cioè il commento, è in grado di trasferire emozioni, concetti ed opinioni, cosi l'immagine ci porta a provare sensazioni ed emozioni a volte anche contrastanti rispetto a ciò che sentiamo. Quante volte siamo stati testimoni dissenzienti nel guardare un evento sportivo, leggendo le immagini che vedevamo in maniera del tutto difforme dal commentatore? Tutto questo accade proprio perché il linguaggio televisivo ha assunto, anche grazie alla tecnologia, ha capacità di mostrare una realtà formata da una serie di codici e di regole che mediano il rapporto informativo attraverso ha figura fondamentale del Regista. Tra queste regole e codici possiamo evidenziare i più importanti, riassumendoli cosi:
Regole Visive, Modi di ripresa, Stile d'inquadratura
Codici Grafici Titoli, Concetti Iconografici
Codici di Coerenza. Regolano i comportamenti delle azioni nell'attinenza ad azioni considerate reali nello spirito collettivo.
Regole Temporali Modalità di proposizione di concetti nel tempo. Mi sembra abbastanza chiaro quindi che si possa comprendere che l'immagine mostrata dalla televisione, esprime dei concetti di linguaggio che hanno una precisa organizzazione degli argomenti, con strutture narrative, argomentative e rappresentative. Oltretutto l'immagine proposta dalla televisione, al contrario di quanto avviene per gli altri Media, obbliga ho Spettatore (cioè il fruitore del servizio che per i Giornali è il Lettore) ad una condizione passiva. Questo significa che lo Spettatore non ha possibilità di scelta nei confronti del mezzo, non può scegliere di leggere un giornale diverso, ma è obbligato a subire le scelte del "Linguaggio Televisivo" che gli è imposto. Dopo queste considerazioni, viene legittimo chiedersi se chi c'impone queste scelte, è da considerarsi un intermediario del rapporto informativo.
Se partiamo quindi dai concetti che sono stati esposti, è legittimo affermare:
A: Il Regista svolge il ruolo del Cronista.
B: Le immagini sono realizzate in autonomia di scelta.
C: Il commento è realizzato sul racconto fornito dalle immagini.
Siamo quindi di fronte ad una visione nuova, a! passo coi tempi, per quanto riguarda l'ampio settore del Giornalismo.
 

Come viene scelto lo staff con cui lavorate?

Tomassetti: Nessuno meglio dei registi della Rai, che ne sono privi, sa quanto un'equipe stabile sia importante ai fini del risultato finale. I registi delle cinque linee di produzione del Mondiale 90 ebbero la possibilità di fare ben undici partite con la propria squadra, per mettere a punto, camera per camera, il dispositivo di ripresa. A distanza di un decennio, a fronte di un calcio televisivo super-specializzato, noi purtroppo non possiamo contare su equipes stabili, neppure per le partite di prima serata. I nostri operatori, replaysti, mixer video e audio, sono in grado di passate agevolmente dalla Scala, a San Siro, a Piazza San Pietro (cosi come la produzione della Rai reclama); hanno preparazione professionale elevatissima , ma non fanno parte di equipes stabili; sono aggregati gli uni agli altri secondo criteri di disponibilità sul territorio. Questa circostanza impedisce di fatto il raggiungimento del miglior risultato: soprattutto nel calcio, sport che più di molti altri (per es. l'atletica o lo sci o l'automobilismo) dipende da correzioni progressive e dall'affiatamento della squadra.

Zanon: Lo staff viene scelto dopo un'approfondita ricerca tra i professionisti presenti sul mercato che, oltre a conoscere ha televisione, devono essere tecnicamente preparati e devono conoscere perfettamente regolamenti e regole dello sport. Questo facilita il lavoro di tutto lo staff.

Bonnici: Per garantire la qualità del prodotto reso, il regista dovrebbe avere la possibilità di scegliere in buona parte i propri collaboratori. Purtroppo spesso accade il contrario, e deve quindi lavorare con persone diverse da quelle con cui si vorrebbe. A volte queste difficoltà diventano cosi evidenti che la qualità del prodotto non è più recuperabile. In questo Mediaset è molto più simile ad un'azienda pubblica, con definiti obblighi sociosindacali, legata più ai numeri che alla qualità, in quanto poche volte il regista è nelle condizioni di scegliere liberamente le persone con cui collaborare. Pensate ad un buon allenatore costretto dal presidente della squadra a vincere le partite con dei giocatori che non rispondono alle caratteristiche e alle qualità che l'allenatore stesso richiede.
 

Calcio e nuove tecnologie: come cambierà l'evento reale e la sua riproposizione televisiva grazie alle innovazioni tecnologiche (HDTV, microcamere, skycam, carrelli, regia personalizzata del telespettatore ecc.).

Tomassetti: E' un argomento troppo vasto per poter essere appena impostato in poche righe.
Il calcio, lentamente come è sua abitudine, cambia regole e modi di svolgimento, in funzione del grande business televisivo, come tutto lo sport. La partita in diretta utilizzerà tutte le innovazioni tecnologiche ma, a mio modo di vedere, senza sostanziali innovazioni nei modi di ripresa. Intendo dire che la partita televisiva sarà sempre più perfetta nella visualizzazione, ma senza cambiamenti strutturali nel linguaggio. Non credo cioè che domani vedremo ha partita con le camere principali posizionate alte in curva (come sarebbe possibile) o ai 16 metri (come sarebbe possibile ed era già stato proposto per il Mondiale messicano del 1970) o sostituite da una sky-cam , come sarebbe altrettanto possibile anche se costoso. I modi di ripresa della partita sono una convenzione linguistica che è nata come imitazione della posizione dello spettatore privilegiato in tribuna. Poi la televisione si emancipa e moltiplica i punti di vista: at totale centrale aggiunge il campo stretto (era la camera di riserva alla principale), poi le personality, le retroporta, le 16 metri, le controcampo, le radiocamere, le microcamere ecc. Ma sono tutte telecamere che ruotano intorno all'asse centrate del campo. Il calcio è una chiesa e non cambia il punto di vista ad ogni stagione. Al momento assistiamo a riprese in diretta sui 180 gradi (in sud America l'azione in area viene seguita dalle camere a lato porta) e qualche mio coraggioso e spericolato collega accenna a primissimi piani in controcampo: ma poi si ritorna sempre all'occhio polifemico del mitico spettatore in tribuna centrale.

Zanon : Con le nuove tecnologie, il calcio sarà sempre meno tale per lo spettatore. Già oggi riusciamo a portare nelle case immagini che fino a poco tempo fa erano di uso per gli addetti ai lavori. In futuro, grazie alle tecnologie in evoluzione, forse riusciremo anche a sentire, vedere momenti di rabbia, di gioia o di relax dei nostri idoli. Per quanto riguarda la regia che l'utente può farsi da casa... la mia risposta è: troppo galoppante ha tecnologia per la disinformazione (purtroppo) dell'utente in poltrona.

Bonnici: Avrete ben chiaro che ha tecnologia non si ferma mai, corre più veloce del tempo che impiega per affermarsi. Quel!o che compri oggi diventa vecchio in un attimo. La televisione non fa eccezione, si rinnova giorno per giorno. Per fortuna restano alcune basi da cui non ci si può esimere, in quanto comunque la dinamica dell'azione va preservata. Certo, l'introduzione per alcune discipline sportive del formato 16:9 (se volete chiamatelo cinemascope, anche se il termine non è corretto) è ha vera chiave di volta. Questo presuppone per il rinnovo del parco televisivo degli spettatori, aspetto economico non trascurabile. Il 16:9 permette, abbinato ad un sistema di trasmissione di qualità, una migliore visione del gioco, aumentando la capacità visiva da quei famosi gradi di visibilità di cui abbiamo parlato prima. Comunque ad oggi, solo poche televisioni hanno optato per questo modello di ripresa, mantenendo il formato 4:3 per gli utenti della rete terrestre. Capitoli a parte vanno aperti, a seconda delle discipline, per le microcamere che, pur consentendo della possibile disposizione in luoghi particolarmente disagiati, hanno ancora oggi dei limiti qualitativi e delle carenze di movimento. Se, in futuro, verranno abbinate a micro sistemi di motorizzazione e di zoom, credo che troveranno delle ulteriori nuove applicazioni. Personalmente, per scelta, non le ho mai utilizzate, come peraltro molti fanno, in quanto non mi consentono di avere una visione del gioco particolarmente significativa. Grande tecnologia è applicata ai sistemi su rotaie e su cavi metallici (Sky- cam in atletica) e anche grandi costi. A causa dei costi l'utilizzo di questi mezzi particolarmente spettacolari, è molto spesso osteggiata dai vari controllori dei costi, riducendo in questo modo la possibilità di migliorare lo spettacolo che si potrebbe offrire agli spettatori. Altre televisioni internazionali, che probabilmente hanno a cuore ha qualità che devono rendere allo spettatore, ne fanno invece un uso molto ampio ed innovativo.
Di grande valore è l'utilizzo dei sistemi di replay che funzionano con la tecnologia di ripresa e registrazione a 75 Fps (Fotogrammi per secondo), chiamati comunemente SuperMotion, in quanto ci consentono di ammirare dei particolari che a velocità normale sfuggono, quali i movimenti muscolari, le vibrazioni e le sollecitazioni estreme cui vengono sottoposti gli atleti e i mezzi che utilizzano. Ora, se mi consentite, vorrei aprire una piccola parentesi legata a quell'attività chiamata integrazione nazionale delle immagini o personalizzazione". Mai come di recente ho assistito ad un'integrazione negativa di un prodotto televisivo ben costruito, di una mortificazione del lavoro svolto con cura da un regista dedicato al programma internazionale, cui si sovrapponeva un altro "regista" con compiti che sulla carta dovevano essere migliorativi. Invece si assisteva ad una . volontà del regista dell'integrazione di crearsi una sua visibilità, non importa se a danno dello spettatore o meno. Ho visto realizzare dettagli durante momenti in cui la dimensione ampia era fondamentale per lo spirito stesso della disciplina sportiva, oppure cancellare fasi finali di una gara per mostrare inutili fasi d'attesa. Ringrazino il cielo questi "registi" che lo spettatore non era in grado, come me, di poter vedere il segnale originale contemporaneamente, altrimenti ne avremmo sentito delle belle. Questo non significa che l'integrazione sia di per sé negativa, tutt'altro, perché se utilizzata nei momenti morti della manifestazione, essa ci permette di portare le nostre attenzioni sui nostri atleti e sui personaggi che maggiormente affascinano il nostro pubblico. L'integrazione è come una medicina che assunta in dosi sbagliate può solo intossicare.
 

Giancarlo TOMASSETTI

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