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In ogni ripresa sportiva, sostenevo, uno di essi è il principale e gli altri due eventualmente compaiono come subordinati. A questi assunti non rispondevano però le discipline in cui intervengano i sistemi di ripresa mobili, come il ciclismo. Ovvero, essi sono validi solo fino a quando parliamo di telecamere fisse. Perché? Quegli assunti facevano riferimento ad uno spazio configurato da punti
di vista (telecamere) fissi. Li definivo "spazi euclidei",
in cui le telecamere inquadrano "dall’esterno" un soggetto
o un evento che è "dentro" quello spazio. E’ chiaro allora
che le telecamere possono seguirne il movimento in successione l’una
all’altra, o alternando totali e campi stretti, o estrapolando alcune
situazioni piuttosto che altre. Ma che succede se, invece di seguire in panoramica Schumacher che affronta la Parabolica, quindi staccare in rettifilo, poi inquadrarlo alla prima chicane, percorro lo stesso spazio lasciandolo alla soggettiva della microcamera posta nell’abitacolo? Quale è la differenza tra lo spazio "euclideo" configurato dalle telecamere fisse e quello... (dategli un nome!) della camera-car in movimento? Quando avrò capito la differenza tra le due inquadrature, forse
riuscirò a definire il sistema di ripresa con telecamere mobili.
Mandatemi le vostre opinioni, se la ricerca non vi sembra speciosa! |
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Giancarlo TOMASSETTI |