IMPIANTI SPORTIVI E RIPRESE TELEVISIVE

IN BREVE


Dalla fantasia alla realtà con due battute: “Per costruire un impianto sportivo, bisognerebbe prima posizionare le telecamere e poi progettare l’impianto”; e il suo esatto contrario: “Le telecamere si mettono non dove si vorrebbe ma dove è possibile”.

Il rapporto tra televisione ed impianto sportivo, tra regista, tecnici e architetto, è un rapporto mancato: inesistente prima ancora che conflittuale. Il breve capitolo che G. Brandizzi e E. Carbone, curatori del libro Edilizia per lo sport, UTET, 2004, mi chiedono per il loro volume, riassume le esigenze televisive minime a cui tutti gli architetti dovrebbero ispirarsi nella progettazione di un impianto: dall’orientamento, al compound, al cablaggio, alla terminazione dei cavi; dalla illuminazione, alla pavimentazione, all’acustica; dalla posizione per le telecamere, alle postazioni cronaca, agli studi, alle sale stampa, alle mixed zone. Il tutto riferito allo stadio, al palazzetto, alla piscina. (E perché no alle piste di sci, ai laghi, ai fiumi, agli spazi urbani in cui si può fare sport?). Ben altro spazio bisognerebbe dedicare all’argomento!

Segue: in Edilizia per lo sport, a cura di Giovanni Brandizzi-Enrico Carbone, Utet, 2004
 

Giancarlo TOMASSETTI

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