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IN BREVE | |
Il
regista fa cronaca per immagini e si muove con criteri professionali e
deontologici identici a quelli del giornalista. Le telecamere vedono con occhi
diversi da quelli dello spettatore in tribuna e consentono una fruizione
diversa dell’avvenimento. Il mio lavoro e’ quello di coordinare e dirigere le
operazioni di ripresa e di analisi dell’avvenimento, secondo convenzioni
accettate. Per fare ciò lavoro sui parametri di
spazio e tempo
guidato dalle regole della disciplina sportiva. Ma
le riprese si occupano di ciò che si vede e non possono dare i perché.
Come regista mi muovo con il limite obiettivo di poter cogliere solo la
superficie visibile. Io non posso spiegare, non posso valutare: le mie
immagini, senza il telecronista, sono spesso percepite come un indecifrato. E’
il commento che le reintegra nei significati. Giornalisticamente,
io faccio la cronaca, il telecronista il commento. Lavorando
all’interno di sistemi di ripresa in cui intervengono tecnologie e
si elaborano nuovi linguaggi, cambiando riprese video e riprese sonore, la
telecronaca e’ costretta anch’essa a cambiare. E’ un aggiornamento a cui il
telecronista e’ obbligato quanto il regista. L’uno ha nell’altro il primo
referente e il primo consulente. |
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Giancarlo TOMASSETTI |