La “qualità”
della regia (la regia è il risultato di una organizzazione e di processi
decisionali che descriverò secondo la mia esperienza ) si misura
su vari parametri. Innanzi tutto quello della copertura ottimale della
corsa, compatibilmente con i mezzi a disposizione: potrebbe non essere
possibile, con un gruppo sgranato, dar conto di tutti i protagonisti
della corsa; ma molte volte succede che non si riesce a dar conto
di situazioni di corsa per una cattiva gestione dei segnali mobili.
La descrizione della corsa si gioca su molti fattori ma la chiarezza
delle posizioni sulla strada è fondamentale per qualsiasi altra descrizione.
Bisogna ripetere le posizioni, i distacchi visivi e cronometrici fino
alla esasperazione; il passaggio tra un atleta del primo gruppo ad
un atleta del secondo gruppo, se non è stato raccordato da un totale
di collegamento tra i due gruppi, crea confusione e fastidio ai telespettatori.
Allo stesso modo, le immagini vanno coniugate tenendo conto della
direzione della corsa, della posizione dei ciclisti nelle inquadrature
e così via, secondo criteri che è difficile codificare ma che sono
evidenti mentre si lavora, oltre che nei risultati.
Su questa base linguistica, vanno correttamente interpretate tutte
le fasi tecniche della corsa, perché acquistino significato gli scatti,
gli inseguimenti o le attese al coperto del gruppo. Si delineano
così
le strategie di corsa , all’interno delle quali si collocano le
performance
degli atleti e le loro reazioni individuali.
La corsa va specificata tecnicamente, come qualsiasi altra disciplina
sportiva, ma non si dimentichi che il ciclismo ha il raro privilegio
di svolgersi nel territorio, che è fonte inesauribile di argomenti
(dal paesaggio, all’architettura , alla storia) e all’interno della
situazione metereologica.
Una gara di ciclismo che non offra questo fondale , potrebbe tranquillamente
svolgersi in un circuito automobilistico (con maggiore soddisfazione
del pubblico in tribuna); il ciclismo privato del suo contesto territoriale
perde quasi completamente le sue caratteristiche, diventa un’altra
disciplina.
L’Host Broadcaster
realizza il programma internazionale, sul quale si innesta quello
nazionale e/o di personalizzazione delle televisioni ospiti.
Il sistema di ripresa mobile - nel caso Rai di questi due decenni
- è costituito da quattro segnali in discesa: di solito una camera
su elicottero e tre su moto. Tappe speciali o Campionati del Mondo
godono di un sistema di ripresa più ricco.
Nella mia regia internazionale, il sistema viene gestito dal lavoro
coordinato di tre persone: un consulente e due registi, oltre al mixer
video.
Il consulente, in collegamento con radio-corsa, fa le previsioni sui
tempi della corsa e sull’”aggancio” da parte del sistema di ripresa;
descrive la situazione di corsa (gruppo compatto; fuga e distacco
a tot minuti; fuggitivo, inseguitori, gruppo maglia rosa; ecc.) e
ne suggerisce la copertura.
L’aiuto alla regia - che è un esperto nella gestione dei segnali
mobili - “traduce” i suggerimenti del consulente con la posizione
delle moto e dell’elicottero e la distribuzione dei fasci , riadattandoli
di volta in volta alle nuove situazioni di corsa.
Il regista riceve quindi i “migliori” quattro segnali possibili e
realizza la copertura dando disposizioni agli operatori sui soggetti
e le inquadrature da fare , preparando le quattro fonti di immagini
con cui realizzare le sequenze del racconto della corsa.
Questo, io
credo, è il procedimento di regia che da’ i migliori risultati per
il programma internazionale e per quello nazionale: questo, peraltro,
può essere servito in modo specifico destinandogli, di volta in volta,
camere dedicate a singoli atleti.
Esemplificazioni di questo processo vanno a detrimento della qualità.
Un regista “accentratore” che, per es., colloqui direttamente con
radio-corsa o dialoghi con i pontieri per la copertura mobile, impedendosi
di impostare posizioni e inquadrature degli operatori; oppure, che
aggiunga al lavoro della regia internazionale anche quello della nazionale,
oltre a non utilizzare al meglio le possibilità tecniche che gli
sono offerte, produrrebbe sequenze di immagini casuali, non preparate
né capaci di costruire racconto.
Ho avuto esperienza diretta di queste esemplificazioni, sia come telespettatore,
sia per essere stato ospite di regie di colleghi stranieri o per essermi
trovato da solo in regia. Il risultato e' un complessivo deterioramento
di qualità.
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