Ho realizzato per la RAI gran parte delle
discipline sportive e dei giochi di squadra. Nel 1991, dopo dieci anni
di regia dello sport, mi chiesi se le dirette sportive, quelle che
normalmente vediamo sul teleschermo, potessero essere ricondotte a
sistemi generali. Ho scoperto che:
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le riprese sono riconducibili a tre sistemi
generali
-
nello svolgimento della ripresa, uno di essi è
il sistema principale e un altro o gli altri due fungono da sistemi
subordinati
Chiamai i tre sistemi: sequenziale, sull’asse
centrale, ad estrapolazione.
Il sistema sequenziale usa le telecamere “in
sequenza”: è il sistema con cui si copre uno spazio lineare, dalla
partenza all’arrivo: un circuito automobilistico, il percorso di una
gara di equitazione, una pista di bob o di sci alpino…Nel caso di una
gara automobilistica su circuito, il regista seguirà le auto in corsa
commutando da una telecamera alla successiva, fino a tornare alla prima
e ricominciare il giro.
Il sistema sull’asse centrale è quello tipico dei
giochi di squadra, in campo
o nei palazzetti, come il calcio, il basket, la pallavolo…oppure un
ring o un biliardo. In questi casi, solitamente,le telecamere sono poste
davanti all’evento sportivo su un fronte di 180°; l’utilizzazione delle
inquadrature va fatta sull’asse della profondità e la commutazione
principale è tra il totale e il campo stretto…
Il sistema ad estrapolazione è quello con cui si
realizza l’atletica o il golf o il ciclismo o lo sci di fondo a
cronometro…in tutti questi casi il sistema funziona per scelte: si
sceglie tra più pedane nell’atletica o tra diverse buche nel golf o tra
partenze-passaggi-arrivi nel ciclismo o nello sci di fondo a cronometro.
La seconda considerazione era che è la combinazione
di questi tre sistemi a garantire la ripresa della disciplina sportiva o
del gioco di squadra. Nel sistema sequenziale, gli appassionati di
Formula 1 sanno che… consolidate le posizioni di testa, il regista
andrà a scovare i duelli nelle retrovie…estrapolando dalla corsa quelle
situazioni che offrono i maggiori motivi di interesse, secondo il
sistema ad estrapolazione.
Anche il sistema sull’asse centrale si avvale di sottosistemi. La
partita di calcio ne offre un esempio probante. Le due camere principali
in tribuna offrono la maggior parte del gioco…accanto a queste due
camere centrali, le telecamere ai 16m e quelle a lato delle porte
offrono coperture di spazi laterali. Il dispositivo di ripresa ha
assunto un andamento lineare e le telecamere vengono usate secondo lo
spostarsi dell’azione…
Nel sistema ad estrapolazione (atletica, golf, gare a cronometro di
sci o ciclismo) i sottosistemi sono rappresentati dai singoli gruppi
di telecamere. Nel caso delle gare individuali dello sci di fondo, il
tratto percorso viene coperto da più camere in successione, secondo il
sistema sequenziale… nell’atletica il gesto viene…dettagliato nelle sue
fasi fondamentali, secondo il sistema… centrale.
Questa è la sintesi di un articolo pubblicato nel
1992 e che trovate in questo sito nella sezione Saggi. E’ per me la
premessa per parlare del calcio: “come la fisica per parlare della
tua automobile” risposi ad un collega che mi chiedeva cosa
c’entrasse. (In verità rimandai a più tardi le risposte: pensate solo
alla disposizione dei monitor in regia in rapporto ai tre sistemi!).
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Quando fui incaricato del coordinamento di regia del Mondiale di Italia
90, nel 1987, partii impostando una ricerca sulle immagini della
partita. Mi chiesi due cose: quali fossero, all’interno del rettangolo
di gioco, le inquadrature fondamentali e quali i modi della loro
coniugazione. Si potrebbe dire, semplicisticamente, alfabeto e
grammatica. Arrivai a questi risultati:
Troverete questo saggio del 1987 nella sezione Calcio
del sito. Ad un quarto di secolo non posso non rilevare una certa
ingenuità semiologica. Il metodo di ricerca (di cui avevo fatto
esperienza per i Mondiali di atletica dell’87) fu invece valutato come
la vera novità del Seminario di Berlino dello stesso anno. Con una
dozzina di inquadrature e le loro possibilità di coniugazione, avevo
configurato gli algoritmi del calcio per ogni situazione di gioco. Sono
una decina, le stesse con cui lavoro oggi:
- l’azione di gioco si realizza con l’alternanza
totale/campo stretto, alto o basso
- il fallo reclama i due protagonisti e l’arbitro
- la punizione si realizza con le inquadrature di
chi batte, la barriera, il portiere, l’arbitro e i totali di gioco
- il gol vuole chi lo ha realizzato, chi l’ha
subito, l’arbitro che lo convalida e, volendo, chi ha sbagliato
l’ultima difesa o ha realizzato l’ultimo passaggio
- la rimessa del portiere reclama il portiere, i
giocatori in attesa, il contrasto aereo, il totale
- il fallo laterale si realizza con chi rimette la
palla, chi l’ha mandata fuori, chi l’aspetta
- il corner vede chi lo batte, chi dispone le
marcature, chi si aspetta il lancio, i totali
- il fuori gioco si realizza con un totale, il
giocatore, l’arbitro ed eventualmente il guardalinee
- il cambio dei giocatori prevede la preparazione,
la lavagna, il giocatore che entra e quello che esce
Altre situazioni e altre inquadrature si prevedono
fuori dal rettangolo di gioco, per le panchine, il pubblico, gli
spogliatoi e quant’altro. Con alfabeto e grammatica, inquadratura e
coniugazioni, si elaborano – sulla base della disponibilità
dell’impianto tecnico – i camera plan (posizionamento delle camere in
campo) e i camera discipline (ruolo di ogni camera in ogni situazione di
gioco), che sono un raggiunto accordo con gli operatori. Siamo entrati
in regia. Cos’altro caratterizza la ripresa della partita? L’idea che
si ha del rapporto tra calcio e televisione.
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Televisione referente, interprete, congruente.
Nonostante il calcio muova interessi economici immensi, sulla
ripresa della partita non esiste praticamente letteratura o saggistica.
Tutta la riflessione sul calcio televisivo si riassume in tre seminari
internazionali (1977, 1987, 1989), qualche sezione di libro e, forse,
una decina di articoli. Il dibattito attuale, che si è sviluppato
negli anni ’80, si gioca ancora nella soluzione dell’antinomia tra due
modi di intendere il ruolo della televisione: se essa debba cioè
“riferire” della partita come uno spettatore che guarda da una finestra
o debba invece “interpretarla” (cosa che peraltro non può non fare)
entrando in campo e imponendo tempi e spazi. Devo, quando la palla va in
fallo laterale o il centrocampo fa melina, riempire il tempo morto con i
replay, occupare gli spazi con le facce dei protagonisti, alzando con la
ripetizione e gli stacchi il ritmo della ripresa? Oppure devo rispettare
quel tempo perché esiste, anzi, è tutt’altro che morto, è affatto voluto
e fa parte integrante dello svolgimento del gioco? (Cfr.
Il linguaggio
delle immagini, 1997, in questo sito).
L’oscillazione è tra
televisione referente e televisione interprete. A partire dagli anni ’90
, la soluzione è nella televisione congruente, quella che rapporta la
ripresa ai fatti del campo. Il fluire del gioco non deve essere
interrotto, l’azione collettiva reclama il totale, il contrasto vuole il
campo stretto; solo ad azione conclusa può partire il replay e –
possibilmente – non deve coprire la ripresa del gioco. Anche oggi,
al netto della continuità della visione e della correttezza della
ripresa (ovvero della salvaguardia dei fondamentali di spazio e tempo,
che nessun professionista mette in discussione, e degli istituzionali
del calcio) le modalità internazionali del fare partita e l’attuale
dibattito sono sostanzialmente nella domanda: è opportuno o no fare
questo stacco? E’ opportuno o no mandare questo replay? Io faccio (tento
di fare) la partita che viene fuori da queste domande (Cfr.
Il linguaggio
delle immagini, 1997, in questo sito).
Come posso identificarla? Fatte le debite proporzioni di
mezzi tecnici, è quella che si è imposta da anni con i Mondiali, gli
Europei di Calcio e la Champions League. Al netto del buono e del meno
buono, sono le partite che identificano, a mio parere, l’unico standard
di ripresa a cui si può fare riferimento: quello internazionale. Cosa
significa, concretamente, in regia? Significa, per esempio:
- SI
al replay necessario; prima o poi, ma sempre ad azione ferma. NO al
replay per coprire il “tempo morto”; il replay deve chiarire un fatto o
dare un’emozione; se è chiaro, è inutile mandarne due (applichiamoci a
mandare quello migliore); i replay multipli devono avere un ordine (di
solito, dal totale al campo stretto; dalla chiarezza, alla specifica,
all’emozione); non si mandano replay multipli perché il giocatore è a
terra e c’è tempo!
- NO al replay del cartellino; l’ammonizione va
mostrata in diretta, aspettando il “tempo morto” della decisione
dell’arbitro. NO ai replay che coprono palla al centro e risultato. SI
invece al replay flashback purchè ad azione ferma.
- SI al primo
piano che identifica il protagonista o esprime un atteggiamento
- NO
ai primi piani di riempimento, quelli da quattro stacchi (molti a caso)
in cinque secondi; NO ai primi piani di default (finita l’azione, stacco
comunque sul campo stretto inquadrando la nuca del giocatore). NO al
primo piano “lungo” in attesa della ripresa dell’azione. Non voglio
neppure parlare di primi piani con salto di campo (salvo situazioni
specifiche)!
- SI al campo stretto (figura intera) nel tackel,
dribbling and short pass, si alla ricezione lunga;
- NO al campo
stretto sul giocatore che porta palla (salvo situazioni specifiche).
Guai allo stacco in caso di superiorità numerica!
Molte
questioni rimangono in sospeso. Per es., io ritengo risibili gli
effettini cinematografici (dettagli del pallone, dita, cartellini e
simili): non fanno parte dello standard internazionale.
(maggio 2012)
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