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Un
regista deve necessariamente rapportarsi ad un universo di pubblico più ampio
e meno specifico di quello che voi rappresentate. Io credo però che la
proposta televisiva del calcio non possa fare a meno del punto di vista
dell’esperto, dell’addetto ai lavori, prima di essere divulgata. In questo senso, la vostra opinione su come vorreste venisse ripresa una partita in tv ci sarà molto utile. Io vorrei solo avvicinarmi a qualche problema di linguaggio.
Il mito Vorrei
partire con la mitologia del calcio cinematografato. Ogni Paese ha nei suoi
archivi questi discontinui frammenti di realta’: sono immagini senza spazio
(non c’e’ il campo di gioco) e senza tempo (non si ha la percezione
della durata della partita). Immagini
mute, destinate ad alimentare la fantasia collettiva del calcio piu’ che a
documentare un evento. Le accompagna il rumore della macchina da proiezione.
Centodieci
metri per settanta per novanta minuti. Questo
rebus sta solo ad indicare le misure medie di un campo di calcio e la durata
esatta della partita. Erano
bastate due camere, una accanto all’altra, a centrare il tema fondamentale
della partita in modo semplice e comprensibile a tutti. Una camera lontana e
una vicina, una per il gioco e una per il giocatore, una per l’azione e una per
l’emozione. Appena
queste due camere entrano in campo, allo spettacolo del calcio si sovrappone lo
spettacolo televisivo del calcio; che e’ diverso, completamente diverso da
quello a cui e’ abituato lo spettatore in tribuna. Il vocabolario Le
telecamere producono, dentro il rettangolo di gioco, una dozzina di
inquadrature. Eccole: il
gioco si esprime in un totale ed un campo stretto;
un’inquadratura è per l’arbitro, una per il portiere ed una
ciascuna per gli altri protagonisti delle situazioni di gioco. Dentro
il campo di gioco, all’interno del rettangolo, non c’è molto di più. La
semiotica del calcio si fa con una sola dozzina di immagini. Altre immagini
spiegheranno il luogo dell’evento, il pubblico, le panchine, ma il
vocabolario televisivo del calcio consta di poche parole. E’
il modo di usare queste parole, l’articolazione del linguaggio, che fa l’interpretazione
della partita. Ad un allenatore basterebbe il totale; il tifoso ha bisogno del primissimo piano e del replay. L’azione e l’emozione, appunto, come si sa dall’inizio della televisione.
Lo
spazio della partita. Vorrei
innanzitutto rendere omaggio alle convenzioni. La
prima convenzione è la centralità della ripresa: la mitica posizione
dello spettatore in tribuna viene tradotta in tv in un tranquillizzante senso
di continuità. Poi
si sono le trasgressioni alla convenzione: il calcio d’angolo visto dai sedici
metri, l’azione vista dalla camera posizionata sul terreno di gioco, la
punizione vista dalla curva, il rilancio visto dal portiere. La
continuità e la centralità del punto di vista si scontra con la
ricchezza della molteplicità dei punti di vista. La domanda è: il solo occhio polifemico dello spettatore in tribuna o una camera in ogni luogo da cui si veda meglio l’azione?
Il
tempo della partita. C’e’
un tempo della partita (la sua durata) e un tempo nella partita (il suo ritmo);
un tempo reale e un tempo televisivo. I
registi tedeschi amano la sinfonia e lasciano concludere l’azione, così
come impone la partitura, prima di passare ai protagonisti e al replay. La TV
e’ ancella del calcio. Due piatti di una bilancia: bisognerà scegliere il primo? Il secondo? Un punto di equilibrio? Questo è il problema della regia.
Scienza
e fantascienza. Generiche
immagini per dire che, in pochi anni, la tecnologia ci ha offerto tutto quanto
serve a raccontare l’attuale partita televisiva e siamo alla vigilia di altri sviluppi.
Produrremo una diversa qualità di immagine e una diversa qualità del suono.
Le telecamere cercheranno altri spazi nel rettangolo di gioco e si prevedono
nuove alternanze di montaggio. Intanto
il computer è entrato in campo,
analizza ogni gesto ed offre nuove coordinate di lettura. La
domanda è la seguente: si tratta di nuove possibilità per lo spettacolo della
partita in TV o non è che la conclusione di quel mito nato con il cinema?
Un
gruppo di registi si sta occupando in RAI dei prossimi Mondiali di calcio,
dibattendo temi, acquisendo esperienze, confrontandosi con le realtà tecniche
e i problemi concreti che un mondiale comporta. |
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Giancarlo TOMASSETTI |