Un Giro da Formula Uno

Microcamere e sistema di ritardo nelle riprese del Giro d'Itali 1999
da Pixel numero 2 del 1999 (articolo di Massimiliano Mazzon)

 

COMPLETO


Sistemi di ritardo, videodischi e microcamere: ecco come, oltre ai muscoli e al sudore che ne fanno uno degli sport più tradizionali che ci siano, cambia il ciclismo, perlomeno sullo schermo dei nostri televisori.
Una leggera sfocata, e siamo in tanti lì, a giocarci tutto; noi della TV due ore di diretta, i ciclisti sei ore di sudore; il pubblico che urla e preme sulle transenne, invece, si diverte e basta. Sara anche il bello della faccenda, ma in quegli attimi finali e spietati della dirittura d'arrivo -in media 90 secondi - si consacrano e/o si vanificano fatiche del tutto diverse. Certamente stridenti, se accostate.
Eppure il Ciclismo, storia di campioni schivi e di semplici faticatori, è uno sport "televisivo" in senso assoluto, e il sodalizio tra i due mondi è uno del più riusciti: grazie ai mezzi del Regno dell'Effimero (telecamere poste su moto ed elicotteri, ponti radio e terminali satellite per trasferire i segnali anche da zone impervie e deserte), gli abbordaggi del Pirata, le sue smorfie e i suoi scatti altrimenti solitari, ci hanno raggiunto ovunque fosse presente un televisore. Ma è altrettanto vero che la Televisione, si consacra e si esalta proprio riuscendo a farci vedere Pantani sul Mortirolo che straccia Zulle e Tonkov e rendendoci partecipi, per tutta la corsa, di quella fatica che, chi assiste al margine della strada, può solo intuire nell'intensa brevità di un passaggio.
Del resto, lo sviluppo tecnologico ha modificato anche il concetto di spazio/tempo televisivo: Tempo dell'Evento e della Narrazione coincidono sempre più, fondendo il punto di vista del telespettatore con quello dell'atleta in maniera del tutto "naturale", ovvero, semplicemente guardando.
Cosi, quando il crescendo della folla sospinge i ciclisti all'arrivo, forse non tutti sanno che, fino a quel momento, la corsa è stata ripresa con un complesso sistema che vede schierata una piccola armata di cielo e di terra: 8 moto, 4 elicotteri, e un numero variabile di mezzi lungo il percorso, che durante i 60/70 km delta copertura in diretta della tappa, ricevono e ritrasmettono i segnali ai pullman che sono posti al traguardo. Da queste 2 regie, una per il programma internazionale e l'altra per quello personalizzato italiano, tramite interfonico si coordinano le posizioni delle moto e degli elicotteri per la messa in onda. Ma in questa fase, motociclisti e operatori, oltre che dagli ordini dei registi, devono essere guidati soprattutto dalla propria esperienza e dal buon senso. Durante la corsa infatti, (oltre alle avarie che possono interrompere le comunicazioni), ci sono del momenti in cui la decisione di cosa fare è affidata al singolo autonomo giudizio: defilarsi durante le picchiate vertiginose in cui i ciclisti toccano i 70 km/h, capire quando il gruppo si sta sgranando ed evitare di rimanere "imbottigliati" costituendo un ostacolo pericoloso, o semplicemente mantenere una posizione che non crei Ia "scia" favorendo gli atleti, i quali sono abilissimi ad accodarsi specialmente in salita.
Grande sensibilità, quindi, per la sicurezza ma soprattutto per le immagini: devono essere chiare per la comprensione della situazione tattica, ma anche emozionanti; e se l'operatore sull'elicottero ci mostra il lavoro dei gregari che scortano i loro capitani, le moto ne inquadrano i volti sotto sforzo e ce ne fanno sentire urla e incitamenti attraverso i microfoni. A questo proposito, devo dire che, se una buona ripresa audio aggiunge calore e vita al nostro lavoro, ogni tanto può comportare qualche problema... Posso citare, per tutti, un esempio molto recente che risale alla Tlrreno-Adriatico del marzo scorso. Il gruppo, ad un bivio sbaglia strada finendo, dopo 3 chilometri, nell'aia di una perplessa signora ottantenne trascinandosi dietro anche tutte le auto ammiraglie: un ingorgo da ora di punta in una strada di campagna. Problematica inversione di marcia, grandi risate di alcuni, ma anche imprecazioni di altri, tra cui il leader della corsa, che per questo errore perse tappa, maglia, e successo finale.

Videodischi & microcamere

Fin qui, comunque, dal punto di vista tecnico nessuna novità di rilievo per un modello di ripresa messo a punto già dai francesi negli anni '80, con 3 moto e una Wescam, e che Mediaset ha avuto poi il merito di "importare" in Italia. I mezzi in corsa sono ormai in numero sufficiente ad assicurare una copertura per ogni situazione di gara: gruppo compatto, fuga isolata, corsa che si sgrana in numerosi drappelli. Le moto si spostano, risalendo o rallentando, con l'unico ma fondamentale accorgimento di averle sempre sotto il cono della ricezione di uno dei due elicotteri ponte. Problemi particolari possono sorgere solo quando la distanza tra i vari gruppi di ciclisti supera i tre chilometri: in questo caso i mezzi si vengono a trovare oltre i 60-80 gradi entro i quali è possibile riceverli contemporaneamente da ogni singolo ponte. In una situazione del genere, bisogna, di volta in volta, scegliere chi seguire (sperando che non succeda nulla di importante da qualche altra parte), e facendo fare avanti e indietro agli elicotteri ponte per recuperare i segnali lungo la corsa.
I nostri sforzi, comunque, non ci mettono ai riparo da tutta una serie di problemi che la trasmissione in movimento presenta, e che sono riassumibili, dal punto di vista dello spettatore, nello "scroscio": sia che il maltempo imperversi e che di conseguenza gli elicotteri non riescano a raggiungere la quota auspicata di 1.000 metri, sia che le moto si trovino sotto gli alberi o che interferenze presenti nella giungla italiana dell'etere disturbino i segnali, da casa si vedrà sempre e soltanto uno "scroscio" rovinare ogni momento decisivo. Dico questo, non tanto per entrare nello specifico, ma per introdurre la prima delle due vere innovazioni del Giro di quest'anno: il sistema di ritardo.
L'idea è semplice, e la novità consiste nell'utilizzo differente dei videodischi, normalmente impiegati solo per i replay. La caratteristica di queste macchine digitali e' quella di poter registrare senza soluzione di continuità. Non ci sono nastri che terminano e che devono essere cambiati al volo, non ci sono problemi legati alla qualità dei supporti: i videodischi sono lo strumento perfetto per un bluff dalle buone intenzioni, allorché, facendovi transitare i segnali provenienti da moto ed elicottero da ripresa, si ritardano di 2 secondi. In onda, quindi, non andranno più i segnali diretti, ma quelli differiti, evitando di farsi cogliere di sorpresa dal tanto odiato "scroscio", e consentendo un regia più pulita. Va da sé, che questo sistema dovrà essere abbandonato poco prima dell'arrivo, ovvero prima dell'entrata in funzione delle telecamere fisse, per evitare una fastidiosa sensazione di deja vu. Basterà passare su un'inquadratura molto larga o "neutra" per annullare il problema della sincronia tra le immagini data dai 2 secondi di ritardo, ed il gioco sarà fatto: da quel momento in poi, sarà di nuovo diretta.
La seconda novità, invece, ci riporta in qualche modo all'inizio del discorso. Le microcamere, montate sulle biciclette dei ciclisti, contribuiranno ad aumentare il livello emotivo di partecipazione durante la corsa, attraverso le "soggettive" degli atleti.

Per la verità, non si tratta di un fatto inedito. Già lo scorso anno furono sperimentate, ma il loro utilizzo venne limitato anche dalle enormi problematiche che, per Ia prima volta, dovettero essere affrontate: peso dei sistemi, posizione, difficoltà a coniugare le esigenze organizzative delle squadre e dei tecnici addetti al montaggio dei microsistemi. Tuttavia, durante Ia tappa di Lecce, sprintammo tutti vittoriosamente con un Mario Cipollini irresistibile. Questo fu molto importante, perché dimostrò che le microcamere non costituivano un ostacolo per l'atleta, e permise di poterne pianificare l'utilizzo in maniera sistematica. Lo schema per il prossimo Giro, dunque, prevede 4 microcamere in corsa fin dalla partenza ricevute da un elicottero (il quarto) appositamente dedicato e attrezzato con antenne speciali per ricevere potenze relativamente basse (400 milliwatt contro i 10 watt delle moto). Le posizioni di queste microcamere varieranno a seconda dei ciclisti e delle caratteristiche del percorso. Per fare un esempio, se sarà un gregario ad averla, la microcamera sarà alloggiata nella parte posteriore del sellino per mostrarci l'azione del capitano; sarà invece frontale se l'atleta è uno sprinter, o se la tappa presenta una discesa da vertigine.
Novità nella novità, poi, è stato costruito un sistema ancora più leggero e compatto (in pratica una scatola da posizionare sul manubrio), che dalla moto verrà consegnata al volo negli ultimi chilometri ad uno dei corridori "strategici" per documentare sempre la volata. Spesso, infatti, accade che i gregari che montano i sistemi fin dalla partenza, durante la corsa, restino staccati dalla testa essendosi "spremuti" nella prima fase della tappa. Brutto dirlo, ma dal nostro punto di vista è tutta fatica sprecata se, al momento della diretta, saranno troppo indietro perché le loro immagini possano essere significative. In questo, la televisione cinica e ingrata che ignora e non rende onore a chi ha sudato in una fascia oraria non coperta dal palinsesto, si distacca dal senso sportivo del ciclismo.
Ma il legame tra i due mondi è comunque ben saldo, e, come detto, le caratteristiche di uno esaltano le possibilità dell'altro. Il ciclismo è veramente lo sport televisivo per eccellenza, anche più del calcio. Non soltanto perché la ripresa di una partita ne frammenta la visione, mentre quella di una corsa ne da' una visione unitaria; ma anche per la grande disponibilità nei confronti del mezzo. Vi basti questo, saranno in collegamento audio/video dalle auto ammiraglie anche i Direttori Sportivi, che sono, per fare un paragone, gli allenatori nel calcio. Questo, tuttavia, è l'unico accostamento che mi sento di fare. Perché? Beh, provate a intervistare un qualsiasi tecnico durante la partita... X
 

Giancarlo TOMASSETTI

info@sportregiatv.it