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Immaginare una regia. Io credo che il primo sforzo di un regista rispetto ad un compito
nuovo debba essere uno sforzo di immaginazione.
Sappiamo tutti che ci sono ragioni a favore dell’una e dell’altra impostazione: noi decidemmo a favore del sistema a regia finale. La scelta tra i due tipi di regia risponde sicuramente a molti fattori
e non ultimo a quello della unicità di impostazione delle riprese,
che la regia centrale garantisce meglio. Innanzitutto volevamo garantire agli organismi esteri i segnali di ogni disciplina, perché potessero personalizzare la trasmissione con proprie telecamere. Metterei in conto anche il nostro timore di far gestire ad una sola persona un impianto che si configurava molto complesso. Ma la ragione vera di questa scelta, la ragione di fondo, e’ d’ordine culturale: noi avevamo coscienza che, per affrontare quel tipo di impegno, avremmo dovuto passare da una concezione “artigianale e personale” ad una “progettuale e collettiva” della regia. Questo e’ stato un salto di “cultura registica”. Documentazione. Noi conducemmo per un anno circa una comune “fase di ricerca e documentazione”. Campionati del mondo di atletica di Helsinky 1983 Ci recammo a gruppi ad assistere alle manifestazioni di: Mosca: Goodwill Games 1986 Ci furono utili, in quelle occasioni, i colloqui con i colleghi che
stavano realizzando le manifestazioni. La relazione conclusiva di
ogni viaggio fu offerta a tutti i colleghi. Immagini e sequenze di immagini. Cercammo, nei materiali e nelle esperienze internazionali, il nostro
“alfabeto di ripresa”: per ogni disciplina stabilimmo le inquadrature
fondamentali per poter decidere la corretta posizione delle telecamere.
Esaminammo una alla volta tutte le discipline: Stabilita la posizione delle telecamere e le inquadrature, si trattava
adesso di costruire una sequenza tipo per ogni disciplina. Avemmo
l’accortezza di elaborare uno story-board che ci consentisse una doppia
possibilità di uscire dalla sequenza per passare ad un’altra disciplina.Per
esempio, nel caso di un lancio, la sequenza era: E’ evidente che questa sequenza si può tagliare dopo il risultato (e), oppure dopo le reazioni del pubblico (g). Tutte le nostre sequenze sono state costruite con questo criterio, per facilitare il compito del regista in regia finale nel momento del passaggio tra una disciplina e un’altra. Posso mostrarvi degli esempi ….(segue cassetta).
Questo era il nostro progetto. L’impianto tecnico con cui fu realizzato può essere così riassunto: una regia per le corse con 7/8 telecamere e 4 replay Per le marce e le maratone utilizzammo un’auto elettrica con due telecamere, una moto con telecamera, un elicottero con telecamera e due elicotteri per la ricezione e la trasmissione dei segnali. L’impianto produceva quindi 5 segnali separati che facevano capo a 5 regie, ognuna con il proprio terminale informatico; la 5 regie facevano capo ad una regia finale che produceva il segnale multilaterale. Questi sono gli impegni finali per ogni regia: regia X : corse e premiazioni Questa suddivisione e’ la ottimizzazione della copertura ottenuta studiando attentamente il calendario giornaliero ed orario dell’avvenimento.
Debbo far cenno del personale di regia per parlare del sistema di
comunicazione che abbiamo costruito per questo Mondiale. Voi capite come il nostro sistema fosse complesso. Si trattava (a) partendo dai singoli eventi in campo (b) di realizzarli con singole regie (c) facendoli confluire in un programma finale (d) che fosse una corretta interpretazione delle situazioni di campo. Il sistema di comunicazione. Come legare tra loro queste quattro realtà? Come consentire alla regia finale di stabilire un rapporto non faticoso tra svolgimento delle discipline e messa in onda? Con un sistema di comunicazione che venne realizzato in questo modo: comunicazione tra regie e pedane: walkie talkie Si tratta di due sistemi di comunicazione sovrapposti, uno per i registi e uno per i consulenti. Un sistema ha come riferimento l’evento ed uno la realizzazione televisiva. Gli strumenti di lavoro in regia finale. Gli addetti ai lavori sanno esattamente che cosa vorrebbe il regista di un avvenimento multiplo come l’atletica. Egli vorrebbe che qualcuno gli segnalasse in giusto anticipo che cosa accadrà di interessante in ogni pedana: una sorta di orologio intelligente, capace magari di tener conto anche delle variazioni di programma, che sono inevitabili in manifestazioni di questo tipo. Io avevo cercato di costruire una scaletta di produzione per ogni
sessione di gara, trasferendo il programma su carta millimetrata.
Con questo piano e l’elenco degli atleti per ogni pedana mi sistemai
in una postazione cronaca agli europei di Stoccarda. Guardando il
monitor e il campo, simulavo la situazione, cercando di anticipare
le scelte che il mio collega Marc Froideveau faceva in regia. Un orologio intelligente. Il canale cronista fu il mio principale strumento di lavoro per passare
da una pedana all’altra e da un atleta all’altro. Mi mancava ancora uno strumento che mi consentisse di avere su carta
la visione generale della giornata e che fosse esso stesso aggiornabile,
una sorta di timing, un sommario minuto per minuto. Conclusione Io sono convinto che la conoscenza delle esperienze precedenti, l’evoluzione
tecnica e quella del gusto, l’impegno dei registi, consentono ad ogni
campionato del mondo di migliorare le riprese dell’atletica. Giancarlo Tomassetti |
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Giancarlo TOMASSETTI |